tutte le creature distruggete:
e dopo averle intaccate coi denti del tempo,
tutte, a poco a poco, le annullate con lenta morte
(Ovidio, Metamorfosi)
O tempo divoratore di cose e tu, invidiosa vecchiaia,
tutte le creature distruggete: e dopo averle intaccate coi denti del tempo, tutte, a poco a poco, le annullate con lenta morte (Ovidio, Metamorfosi)
0 Comments
Tenero infatti e latteo, simile in tutto al tempo dell'infante,
è durante la primavera: allora l'erba florida e priva di durezza è ricca di umori e tenera e con la speranza alletta i contadini. Allora tutto è in fiore e per i colori dei fiori svaria il fecondo campo, ma non ancora esuberanza alcuna è nelle fronde. Dopo la primavera, rinsaldandosi l'anno trapassa nell'estate e diviene giovane robusto: non v'è età più valida, nè più feconda, nè più ardente. Succede l'autunno mite e maturo, cessato l'ardore della giovinezza, in equilibrio tra gioventù e vecchiaia, con le tempie pure cosparse di capelli bianchi. Giunge poi pungente, con rabbrividente passo, il senile inverno, o privo o bianco nei capelli che gli restano. (Ovidio, Metamorfosi) Pure il tempo stesso scorre con incessante moto,
non diversamente da un fiume: nè infatti può arrestarsi il fiume, nè lo può l'onda alata; ma, come l'onda dall'onda è spinta, e la medesima che giunge è incalzata e incalza la precedente, così parimenti fugge il tempo e parimenti soppraggiunge sempre e si rinnova: ciò che prima è stato, non ha più rilevanza; ciò che non è stato ancora, ora avviene; ad ogni istante altro ne sottentra. (Ovidio, Metamorfosi) Egli, pur così distante dalle regioni celesti,
con la mente riuscì a salire sino agli dei; e quanto la natura negava agli umani sguardi, egli lo attinse con gli occhi dell'intelligenza. (Ovidio Metamorfosi) - O Icaro- disse, -ti avviso di volare a media altezza:
se volerai troppo basso, l'acqua del mare ti appesantirà le penne; se troppo alto, il fuoco le brucerà [...] Il fanciullo prese ad entusiasmarsi del volo rischioso, trascurò la sua guida e, afferrato dal fascino del cielo diresse il suo volo più in alto. La vicinanza del sole cocente ammolisce le profumate cere, saldatura delle ali; le cere si sono già sciolte ed egli agita le membra: privo del remeggio non riesce a far presa sull'aria; e mentre la sua bocca invoca il nome del padre la chiude la cerulea onda che da lui presa il nome. (Ovidio, da Le Metamorfosi- Icaro) E Tereo, appunto, sublime sedendo sul trono avito,
banchetta e nel suo ventre immette le viscere proprie [...] Dice: <Fate che qui venga Iti>>. Proge non sa nascondere la gioia spietata [...] Desidera farsi messaggera del proprio scempio: <<Colui che ami>> ella disse <<l'hai dentro di te>>. (Ovidio, da Le Metamorfosi - Progne e Filomena) NOTA: Nella mitologia greca Progne è figlia di Pandione, re mitico di Atene. La sua leggenda è legata a quella di sua sorella Filomela, violentata dal marito di Procne Tereo, re della Tracia. Filomela, sebbene Tereo l'avesse privata della lingua affiché nessuno conoscesse il suo gesto, riuscì a comunicare l'accaduto alla sorella tessendone le immagini su di una tela. Procne, per vendetta, fece a pezzi suo figlio Iti e lo diede in pasto a Tereo. ... con grandi grida, le mani audaci
videro dalle proprie unghie spuntare penne, coprirsi le barccia di piume; l'una scorge il volto dell'altra prolungarsi con un duro becco e aggiungersi nei boschi quali nuovi uccelli. Mentre volevano percuotersi di dolore il petto, per aver gitato le braccia si trovarono sospese nell'aria, quali piche, schiamazzanti nei boschi. Pur ora, in questi volatili, rimangono la loquela d'un tempo; un chiacchiericcio roco, una voluttà senza fine di ciarlare. (Ovidio, da Le Metamorfosi - Calliope e le Pieridi) NOTA: Le Pieridi erano le nove figlie di Pierio di Pella e di Evippa. I loro nomi sono Colimba, Iunce, Cencride, Cissa, Cloride, Acalantide, Nessa, Pipo, Dracontide. Abilissime nel canto, si recarono sul monte Elicona, la sede delle Muse per sfidarle in una gara di canto; ma le Pieridi persero grazie al canto melodico di Calliope, e le Muse per punirle le trasformarono in uccelli, secondo Ovidio in piche. ... e dal fianco sinistro, mentr'egli gira all'indietro il capo,
gli protende l'orrido volto della Medusa. Quant'era grande, Atlante divenne monte: barba e chiome si trasformarono in selve; giogaie sono le spalle e le mani; quello che un tempo fu il capo, è la vetta più alta; le ossa si fanno roccia. Poi alto egli crebbe in ogni parte all'infinito [...] E in lui trovò riposante sostegno l'intera volta celeste insieme a tante stelle. (Ovidio, da Le Metamorfosi - Atlante) NOTA: Medusa fu uccisa da Perseo, che le mozzò la testa guardando la sua immagine riflessa sul suo scudo lucido come uno specchio, donatogli dalla dea Atena. Secondo Ovidio, dal suo sangue nacquero anche il corallo rosso e Anfesibena. Inoltre, la sua testa continuava a rendere di pietra chiunque la guardasse anche dopo essere stata staccata dal corpo: Perseo, infatti, la mostrò ad Atlante che diventò il monte omonimo. Ribellati pure, o crudele, ella disse,
non riuscirai tuttavia a sfuggirmi; e tale sia la volontà vostra, o dei: nessun giorno mi stacchi costui da me , nè me da costui! Accolsero gli dei i suoi voti: infatti i corpi allacciati dei due si uniscono: su di essi si diffonde un unico aspetto. (Ovidio, da Le metamorfosi - Salmace ed Ermafrodito) NOTA: Secondo il mito di Ovidio, Ermafrodito, figlio di Ermes e Afrodite, all'età di quindici anni, annoiato dall'ambiente in cui viveva, viaggiò verso le città della Licia e Caria. È stato nel bosco di Caria, nei pressi di Alicarnasso (l'attuale Bodrum, in Turchia), che ha incontrato la ninfa Salmace nella sua piscina. Salmace fu sopraffatta dalla lussuria della passione per il ragazzo e cercò di sedurlo, ma fu respinta. Quando pensò che Salmace fosse andata, Ermafrodito si spogliò ed entrò nelle acque della piscina vuota, ma Salmace saltò fuori da dietro un albero e si gettò in piscina. Si avvolse intorno al ragazzo, con la forza lo baciò e gli toccò il petto. Mentre Ermafrodito si dibatteva, lei gridò agli dèi che non si sarebbe mai separata da lui. Il suo desiderio venne accolto, e i loro corpi furono mescolati in una creatura di entrambi i sessi.Fonte Wikipedia. Non sa che sia il ridere, fuor di quello sorto dall'altrui sventura;
non gode del sonno, perchè sempre desta per assillanti crucci; vede sgraditi gli umani successi e nel vederli si strugge; dilania ed è dilaniata ad un tempo : questa è la sua tortura. (Ovidio, Metamorfosi, II Libro- l'Invidia) |