(Leopardi, da Operette Morali)
Su mortali, destatevi. Il dì rinasce: torna la verità in su la terra, e partosene le immagini vane. Sorgete; ripigliatevi la soma della vita; riducetevi dal mondo falso, nel vero.
(Leopardi, da Operette Morali)
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... dimmi quello che nessun filosofo mi sa dire: a chi piace o a chi giova cotesta vita infelicissima dell'universo, conservata con danno e con morte di tutte le cose che lo compongono?
(Leopardi, Operette Morali) E già mi veggo vicino il tempo amaro e lugubre della vecchiezza; vero e manifesto male, anzi cumulo di mali e di miserie gravissime; e questo tuttavia non accidentale, ma destinato per legge da te [la Natura] a tutti i generi dei viventi, preveduto da ciascuno di noi fino nella fanciullezza, e preparato in lui di continuo, dal quinto suo lustro in là, con un tristissimo declinare e perdere senza sua colpa: in modo che appena un terzo della vita degli uomini è destinata al fiorire , pochi istanti alla maturità e perfezione, tutto il rimanente allo scadere, e agl'incomodi che ne seguono.
(Leopardi, da Operette Morali) ... che io tengo per fermo che anche le lucertole e i moscherini si credano che tutto il modo sia fatto a posta per uso della loro specie...
(Leopardi, da Operette morali) ... e la possanza
qui con giusta misura anco estimar potra dell'uman seme cui la dura nutrice, ov'ei men teme, con lieve moto in un momento annulla in parte, e può con moti poco men lievi ancor subitamente annichilire in tutto. Dipinte in queste rive sono dell'uman gente le magnifiche sorti e progressive. (Leopardi, da La Ginestra) ... egli dà la maggior prova possibile della sua nobiltà, della forza e dell'immensa capacità della sua mente, la quale, rinchiusa in si piccolo e menomo essere, è potuta pervenire a conoscere e intendere cose tanto superiori alla natura di lui. E più abbracciare e contenere col pensiero questa immensità medesima della esistenza e delle cose.
(Leopardi, Zibaldone) Che cos'è la vita? Il viaggio di uno zoppo e infermo che con gravissimo carico in sul dosso, per montagne ertissime e luoghi sommamente asperi, faticosi e difficili, alla neve, al gelo, alla pioggia, al vento, all'ardore del sole, cammina senza mai riposarsi dì e notte uno spazio di molte giornate per arrivare a un cotal precipizio, a un passo , e quivi inevitalbilmente cadere.
(Leopardi, Zibaldone) Nasce l'uomo a fatica,
ed è rischio di morte il nascimento. Prova pena e tormento per prima cosa; e in sul principio stesso la madre e il genitore li prende a consolar dell'esser nato. Poi che crescendo viene, l'uno e l'altro li sostiene, e via pur sempre con atti e con parole studiasi fargli core, e consorlarlo dell'umano stato [...] Ma perchè dare al sole, perchè reggere in vita, chi di quella consolar convenga? (dal Canto Notturno di un pastore errante per l'Asia, Leopardi) che pensieri soavi,
che speranze, che cori, o Silvia mia! Quale allora ci apparia la vita umana e il fato! Quando sovviemmi di cotanta speme, un affetto mi preme acerbo e sconsolato e tornami di doler di mia sventura. O Natura, o Natura, perchè non rendi poi quel che prometti allor? perchè di tanto inganni i figli tuoi? (Leopardi, da A Silvia) Vaghe stelle dell'orsa, io non credea tornare
ancora per uso a contemplarvi [...] di questo albergo ove abitai fanciullo e delle gioie mie vidi la fine [...] ma con dolore sottentra il pensier del presente, un van desio del passato, ancor tristo, e il dire: io fui[...] fantasmi intendo son la gloria e l'onor; diletti e beni mero desio; non ha la vita un frutto inutile miseria [..] fugaci giorni! A somigliar d'un lampo son dileguati [...] ... e intanto vola il caro tempo giovanil; più caro che la fama e l'allor, più che la pura luce del giorno, e lo spirar: ti perdo senza un diletto, inutilmente, in questo soggiorno disumano, intra gli affanni, o dell'arida vita unico fiore....[..] I giorni tuoi, furo, mio dolce amor. Passasti. Ad altri il passar per la terra oggi è sortito e l'abitar questi odorati colli (Remix dalle Ricordanze, Leopardi) |