è insensato chi vive per soffrire.
(Seneca, da Lettere a Lucilio)
... è debole e vile chi si dà la morte per paura del dolore,
è insensato chi vive per soffrire. (Seneca, da Lettere a Lucilio)
0 Comments
Ma c'è qualcosa in cui il saggio può essere superiore a Dio: quegli non teme nulla per merito della sua natura, il saggio per merito suo. Ecco una gran cosa: avere la debolezza di un uomo e la tranquillità di un Dio.
(Seneca, da Lettere a Lucilio) .... considera com'è bello portare a compimento la vita prima che sopraggiunga la morte e poi aspettare serenamente il tempo che rimane , non chiedendo niente per se', nel possesso di un'esistenza felice , che più felice non diventa, se dura più a lungo [...]
(Seneca, da Lettere a Lucilio) Chi ha imparato a morire , ha disimparato ad essere schiavo :
è superiore a ogni umana potenza o almeno ne è al di fuori. [...] Temere la morte è da stupidi come temere la vecchiaia: la vecchiaia segue l'adolescenza, e la morte la vecchiaia. Se uno non vuole morire non vuole vivere: la vita ci è stata data con la condizione della morte ; noi avanziamo verso di essa. Perciò è da pazzi temerla: solo gli eventi dubbi si temono, quelli certi si aspettano. (Seneca , Lettere a Lucilio) Piomberà su di noi la sconfinata profondità del tempo, pochi ingegni riusciranno ad emergere e , anche se sono egualmente destinati a scomparire prima o poi nel silenzio, resisteranno all'oblio e rivendicheranno la loro parte di gloria per lungo tempo.
(Seneca, Lettere a Lucilio) ...una perfetta saggezza rende felice la vita,
ma tollerabile la rende anche una saggezza imperfetta. (Sececa, Lettere a Lucilio) Un atleta non può combattere con accanimento se non è già livido per le percosse: chi ha visto il proprio sangue e ha sentito i denti scricchiolare sotto i pugni, chi è stato messo a terra e schiacciato dall'avversario e, umiliato, non si è perso d'animo, chi si è rialzato più fiero dopo ogni caduta, va a combattere con buone speranze di vittoria.
(Seneca, Lettere a Lucilio) Povero non è chi ha poco ma chi vuole di più.
(Seneca, Lettere a Lucilio) Comportiamoci non come se dovessimo vivere per il corpo, ma consci che non possiamo vivere senza. Se lo amiamo più del necessario, siamo tormentati dai timori, oppressi dalle preoccupazioni, esposti agli oltraggi. Colui al quale è troppo caro il proprio corpo, tiene in poco conto la virtù. Abbiamone, dunque, la massima cura, tanto, però, da essere pronti a gettarlo sul fuoco quando lo richiedano la ragione, la dignità, la lealtà.
(Seneca, Lettere a Lucilio) Tutto ciò che fin'ora abbiamo fatto o detto è nulla. Sono pegni dell'anima inconsistenti e fallaci, avvolti in artificiosi abbellimenti. Per conoscere i miei veri progressi mi affiderò alla morte. Perciò mi preparo senza timore a quel giorno in cui, tolti di mezzo raggiri e finzioni, potrò giudicare se la virtù è da me sentita nell'intimo, o se l'ho solo sulle labbra, e se tutte quelle parole superbe che ho scagliato contro la fortuna sono state falsità e commedia.
Non tener conto dei giudizi umani: sono sempre incerti e ambivalenti. Metti da parte gli studi di cui ti sei occupato per tutta la vita: sarà la morte a pronunciarsi sul tuo conto. Lo ripeto: le dispute, i colloqui letterari, le belle parole raccolte dagli insegnamenti dei saggi e le conversazioni erudite non mostrano la vera forza dell'animo: anche i più vili sono audaci a parole. Apparirà ciò che hai fatto nella vita solo quando esalerai l'ultimo respiro. Accetto la condizione e non temo il giudizio. (Seneca, da Lettere a Lucilio) |