da queste meraviglie un dolore che dà vertigini,
che unisce la grandezza greca con la violenta
desolazione del tempo - con la spinta delle onde-
un sole - un'ombra di passato splendore.
(Keats, Guardando i marmi di Elgin)
... nasce
da queste meraviglie un dolore che dà vertigini, che unisce la grandezza greca con la violenta desolazione del tempo - con la spinta delle onde- un sole - un'ombra di passato splendore. (Keats, Guardando i marmi di Elgin)
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... come un gigante che la storia
di questo mondo ha afferrato, tormenterei il mio spirito sino a trovare ali per l'immortalità. Fermati. Pensa, solo un giorno è la vita: una fragile goccia di rugiada che scende a fatica dalla cima d'un albero. [...] Perchè piangere tristi? La vita è la speranza della rosa non ancora sbocciata; la lettura d'un mutevole racconto, il lieve aprirsi d'un velo di fanciulla, [...] un ragazzo che ride, spensierato accovacciato sui rami agili dell'olmo. (Keats, da Sonno e Poesia) Datemi Bacco, tabacco e Venere
finchè non dica: "basta, sono in cenere", e datemene senza farmi un'obiezione fino al giorno della resurrezione : che, perdio, questa sola sarà la mia amata trinità. (Keats) Quando solo siedo al mio focolare,
E odiosi pensieri mi vestono di tristezza, Quand'anche i sogni vengon a meno all'occhio della mente, E non ci son fiori per la nuda brughiera della vita, Tu, dolce Speranza, profumami di magia: Sì, portami via sulle tue ali d'argento. Se, colto dalla notte dove i rami intrecciati Escludono il raggio lucente della luna, il tetro Sconforto impaurisse i miei pensieri, E, accigliato, fuggisse la dolce Allegria, Ti prego, un raggio affaccia di luce per lo sconnesso Tetto di paglia, scaccia lo Sconforto Maledetto. E se la Delusione, madre dell'Angoscia, La figlia spingesse a predare il mio cuore sbadato, Quando, come una nube, sull'aria assisa S'appresta a colpire la vittima ammaliata, Tu cacciala via, dolce Speranza, col tuo viso di luce Spaventala, come la mattina quando terrorizza la notte. Quando il destino racconta, di quelli che più amo, Storie di dolore al mio cuore spaventato, Tu, Speranza, occhi di luce, la mia fantasia Morbosa rallegra, dammi dolce conforto: Illuminami di cielo, danza Sul mio capo con le tue ali d'argento. E se di genitori crudeli o d'amante spietata Dovesse mai squarciarmi il petto un amore infelice, Non lasciare che io possa credere sprecata La mia poesia, singhiozzata nell'aria notturna. Tu, dolce Speranza, profumami di magia: Sì, portami via sulle tue ali d'argento. E quando guardo la teoria degli anni futuri, Fa ch'io non veda l'onore del mio paese svanire: Conservi l'anima la nostra terra, e la libertà, L'orgoglio: non voglio, Speranza, fantasmi. Dai tuoi occhi di luce riversa insolita radianza E poi coprimi, con le tue ali d'argento. Stupenda Libertà, grandezza in veste dimessa! Ch'io non scorga mai quest'alta eredità Dalla vile porpora della legge oppressa, La testa chinata, pronta a morire: Affacciata dal cielo, splendente, Te, Speranza, con ali d'argento, voglio vedere apparire. Come quando con regalità lucente una stella Indora la cima chiara d'una nuvola scura Accendendo il mezzo volto velato del cielo, Così, se pensieri di tenebra il mio spirito presago Avvolgono in un sudario, tu, dolce Speranza, Con ali d'argento sul mio capo, spargimi d'azzurro. (J.Keats) ..sì, le melodie ascoltate sono dolci; ma più
dolci ancora sono quelle inascoltate. Su flauti lievi, continuate, ma non per l'udito; preziosamente suonate per lo spirito arie senza suono. E tu, giovane, bello, non potrai mai finire il tuo canto sotto quegli alberi che mai saranno spogli; e tu amante audace, non potrai mai baciare lei che ti è così vicino: ma non lamentarti se la gioia ti sfugge: lei non potrà mai fuggire, e tu l'amerai per sempre, per sempre così. [...] O fortunate piante cui non tocca perder le belle foglie, nè, meste, dire addio alla primavera; te felice, cantore non mai stanco di sempre ritrovare canti per sempre nuovi: ma più felice amore! Più felice, felice amore! fervido e sempre da godere, e giovane e anelante sempre, tu che di tanto eccedi ogni vivente passione umana, che in cuore un solitario dolore lascia, e sdegno: amara febbre. [..] O forma attica ! Posa leggiadra! Con un ricamo d'uomini e fanciulle nel marmo, coi rami della foresta e le erbe calpestate, tu, forma silenziosa, come l'eternità tormenti e spezzi la nostra ragione [...] Quando l'età avrà devastato questa generazione ancora tu ci sarai, eterna, tra nuovi dolori non più nostri ,amica all'uomo cui dirai "Bellezza è verità, verità bellezza" Questo solo sulla terra sapete, ed è quanto basta. (J. Keats, da Ode su un'urna greca) My heart aches, and a drowsy numbness pains
my sense , as toough of hemlock I had drunk, [...] That I might drink, and leave the world unseen and with thee fade away into the forest dim. Fade far away, dissolve, and quite forget what thou among the leaves hast never known, the weariness, the fever and the fret Here, where men sit and hear each other groan; where palsy shakes a few, sad, last gray hairs, where youth grows pale, and spectre-thin, and dies; where but to think is to be full of sorrow and leaden-eyed sepairs, where Beauty cannot keep her lustruos eyes, or new Love pine at them beyond tomorrow. [...] Already with thee! tender is the night and happy the Queen moon is on her trone, clustered around by all her starry Fays [...] I cannot see what flowers are at my feet nor what soft incense hangs upon the boughs [...] Darkling I listen ; and for many a time I have been half in love with easeful Death Called him soft names in many a mused rhyme, to take into the air my quite breath, now more than ever seems rich to die [...] Thou wast not born for death, immortal bird no hungy generations tread thee down , the voice I hear this passing night was heard in ancient days by emperor and clown [...] [...] Was it a vision or a waking dream? Fled is the music - Do I wake or sleep? (Keats, Ode to a Nightingale) Da te separato per enorme ignoranza,
di te sento parlare e delle Cicladi, come uno che sedendo sulla spiaggia, la speranza coltivi di scorgere il corallo abitato dai delfini dei mari profondi. Dunque eri cieco - ma fu poi squarciato il velo: Nettuno ti costruì una tenda di schiuma, Giove per farti vivere scoprì per te il cielo, e Pan fece per te risuonare il suo silvestre alveare - Si, c'è luce sulle spiagge delle tenebre, i precipizi esibiscono un vergine verde, e l'alba sta in boccio nella notte più cupa nell'oscurità più acuta è una triplice vista, quella vista che tu avevi , e che una volta ebbe Diana, regina delle gente celesti, degli inferi e della razza umana. (A Omero, John Keats ) |