Militanti di Hamas hanno rapito e poi ucciso tre ragazzini ebrei, in quanto ebrei, che stavano tornando a casa, in un insediamento ebraico in Cisgiordania, dopo essere stati a scuola. Di fronte a questo atto violento e ideologicamente nazista c’è stata poca attenzione dei media e della comunità internazionale. C’erano i mondiali di calcio.
Israele allora ha arrestato centinaia di palestinesi, compresi alcuni ex prigionieri che erano stati da poco rilasciati come segno di buona volontà in vista di nuovi colloqui di pace. Sempre distante l’attenzione pubblica. C’erano ancora i mondiali. Giusta attenzione, invece, quando un gruppo di criminali israeliani ha ucciso per rappresaglia un bambino palestinese. Israele ha subito individuato e arrestato i colpevoli. E qui c’è tutta la differenza tra uno Stato di diritto e un’organizzazione criminale al potere.
Hamas quindi ha cominciato a lanciare missili, a centinaia, su città e villaggi israeliani con l’intento di uccidere civili ebrei, il più possibile. Soluzione finale fai-da-te. Nessuna reazione di media e opinione pubblica internazionale.
Queste cose non fanno molta notizia anche perché gli ebrei, con l’Iron Dome che intercetta e colpisce quasi tutti i missili ancora in volo, questa volta hanno la colpa di non essere stati sterminati.
Israele, infine (almeno si spera), ha risposto bombardando i centri di raccolta dei missili, che i simpaticoni di Hamas custodiscono tra le abitazioni civili (crimine di guerra, ma mai quanto il morso di Suarez) e colpendo i leader islamisti. Il mondo allora, finalmente, insorge e torna in pista perfino Nichi Vendola, sventolando la bandiera della pace.
È sempre così. Sempre. Ogni volta.
Così come, da sempre, ogni volta, se fai notare chi, come e perché vuole la guerra ti si risponde che non si può ragionare così, perché questo non è un derby, non è roba da tifoserie, non è un gioco, anche se ovviamente chi lo dice è quasi sempre super impegnato nel derby, tifa e gioca, però con l’altra parte (semi citazione di Hitchens a proposito dei difensori di fatto del regime di Saddam).
L’ultima trovata retorica contro l’evidenza dei fatti (l’evidenza dei fatti è questa: le leadership israeliane saranno stronze ma non vogliono altro che vivere in pace e se possibile godersi la vita; quelle palestinesi e dei loro alleati rinfocolatori saranno oppresse ma vogliono in primis sterminare gli ebrei, in quanto ebrei)… l’ultima trovata retorica, dicevo, è quella del "siamo stanchi", "basta", "questa nuova normalità è insopportabile". Forse (forse) cominciano a rendersi conto che la violenza teocratico-belluina di Hamas è indifendibile, anche perché non c’è più la generazione politica alla Max D’Alema, alla Bettino Craxi e alla Giulio Andreotti a dare manforte ideologica al terzomondismo filo arabo nostrano.
Comunque, tranquilli, non sono mai stanchi i titolisti dei giornali e i troll su internet (rappresaglia, israeliani nazisti eccetera sono sempre un must).
L’unica cosa mezza sensata potrebbe essere criticare Israele in questo modo (notate però che quando c’è la destra al potere si usa dire "Netanyahu", come a sottolineare "quel fascista", e non "Israele" e giammai "gli ebrei", quando invece la difesa attiva dei cittadini e dello Stato da chi tira i missili e vuole cancellare il paese dalla carta geografica è ovviamente comune): ok, voi vi difendete e mostrate i muscoli, ma così non costruite nulla per il futuro e non fate altro che conquistare tempo in attesa della crisi e dei rapimenti e dei missili successivi.
Questa è una critica seria, però vista da qui, dalle spiagge assolate del Mediterraneo, tra una diretta Sky da Copacabana e il pagamento dell’Imu.
Chiunque si trovi lì mi pare ovvio che in questa situazione agirebbe esattamente come Netanyahu e come tutti i leader politici israeliani, di destra e di sinistra: intanto proteggendo la popolazione e colpendo i capi lanciatori dei missili, per farli fermare, e poi si vede.
E qui va dato atto a Netanyahu che 14 anni dopo la seconda Intifada con stragi di ebrei quotidiane ne ha guadagnato tanto di tempo e di vite dei suoi concittadini, grazie al muro di difesa che impedisce ai kamikaze di farsi saltare facilmente in aria nelle pizzerie israeliane e al Dome di protezione aerea di produzione iraniana.
E naturalmente quelli del derby erano contrari al "Muro", avrebbero preferito l’ingresso libero (con paragoni assurdi col Muro di Berlino, quando quello fu costruito dai carcerieri comunisti per impedire ai propri cittadini di scappare verso la libertà, e questo invece per impedire agli svalvolati religiosi aizzati dalle peggiori teocrazie islamiche di esportare la morte e di distruggere la libertà dei propri cittadini).
E del resto quando la leadership israeliana ha fatto altro, tipo ritirarsi da Gaza, quindi l’opposto dell’occupazione e dell’uso della forza militare, la risposta è stata la costituzione di un avamposto islamista a pochi chilometri da Tel Aviv (e dall’Egitto). Sì, ci fu anche chi contestò quella scelta "unilaterale" israeliana, perché Israele è sempre colpevole sia se invade sia se si ritira.
da http://www.camilloblog.it/archivio/2014/07/12/israele-gaza/ (Cristian Rocca)