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E' proprio il debole che deve saper esser forte e andar via, quando il forte è troppo debole per poter fare del male al debole.
(Kundera, L'insostenibile leggerezza dell'essere)
Tradire significa uscire dai ranghi e partire verso l'ignoto. Sabina non conosceva niente di più bello che partire verso l'ignoto.
[...] E' proprio il debole che deve saper esser forte e andar via, quando il forte è troppo debole per poter fare del male al debole. (Kundera, L'insostenibile leggerezza dell'essere)
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Il sogno è la prova che immaginare, sognare ciò che non è accaduto, è tra i più profondi bisogni dell'uomo.
[...] Il fiume scorre da sempre e le vicende degli uomini si svolgono sulla riva. Si svolgono per essere dimenticate il giorno dopo e perchè il fiume scorra oltre. [..] La nostalgia del Paradiso è il desiderio dell'Uomo di non essere Uomo. (Kundera, L'insostenibile leggerezza dell'essere) ... fare l'amore con una donna e dormire con una donna sono due passioni non solo diverse ma quasi opposte. L'amore non si manifesta con il desiderio di fare l'amore [...] ma col desiderio di dormire insieme [...]
(Kundera, L'insostenibile leggerezza dell'essere) Non esiste alcun modo di stabilire quale decisione sia la migliore, perchè non esiste alcun termine di paragone. L'Uomo vive ogni cosa subito per la prima volta , senza preparazioni. Come un attore che entra in scena senza aver mai provato. Ma che valore può avere la vita se la prima volta è la vita stessa già? Per questo la vita somiglia sempre a uno schizzo. Ma nemmeno schizzo è la parola giusta, perchè uno schizzo è pur sempre un abbozzo di qualcosa, la preparazione di un quadro, mentre lo schizzo che è la nostra vita è uno schizzo di nulla, un abbozzo senza quadro.
[...] Ciò che non abbiamo scelto non possiamo considerarlo nè un nostro merito nè un nostro fallimento. (Kundera, L'insostenibile leggerezza dell'essere) Il fardello più pesante ci opprime, ci piega, ci schiaccia al suolo. Ma nella poesia d'amore di tutti i tempi la donna desidera essere gravata dal fardello del corpo dell'uomo . Il fardello più pesante e' quindi allo stesso tempo l'immagine del più intenso coinvolgimento vitale. Quanto più il fardello e' pesante, tanto più la nostra vita e' vicina alla terra, tanto più e' reale e autentica.
[...] La vertigine e' la voce del vuoto sotto di noi che ci attira, che ci alletta, e' il desiderio di cadere, dal quale ci difendiamo con paura . [...] La vertigine potremmo anche chiamarla ebbrezza della debolezza. Ci si rende conto della propria debolezza e invece di resisterle, ci si vuole abbandonare ad essa . Ci si ubriaca della proria debolezza, si vuole essere ancor più deboli, si vuole cadere in mezzo alla strada, davanti a tutti, si vuole stare in basso, ancora più in basso. ( L'insostenibile leggerezza dell'essere, Kundera) Il nostro cuore e' morto e sepolto. La giovinezza ha una sola stagione.
( Murger, Vita di bohème ) ... l'Uomo dionisiaco ha una certa somiglianza con Amleto: entrambi hanno avuto modo di dare uno sguardo nell'essenza delle cose, hanno conosciuto, e provano disgusto nell'agire; poichè il loro agire nulla può mutare dell'eterna essenza delle cose, essi trovano ridicolo o infame che si pretenda da loro che rimettano il mondo nei cardini.
La conoscenza uccide l'azione, per agire bisogna essere avvolti dal velo dell'illusione: questa è la dottrina di Amleto, non certo la saggezza spicciola di Hans il sognatore , che dopo aver riflettuto troppo e per eccesso di possibilità rinuncia ad agire. (F. Nietzsche, da La Nascita della Tragedia) ... e poiché vediamo che la mente viene guarita, come il corpo infermo, e può essere mutata dalla medicina, anche questo preannuncia che la mente ha vita mortale.
[...] Nulla dunque è la morte per noi , ne' ci riguarda punto, dal momento che la natura dell'animo e' conosciuta mortale. E come nel tempo passato non sentimmo alcuna afflizione, mentre i cartaginesi da ogni parte venivano a combattere, quando il mondo, scosso dal trepido tumulto della guerra, tremo' tutto d'orrore sotto le alte volte dell'etere, e fu dubbio sotto il regno di quale dei due popoli dovessero cadere tutti gli uomini sulla terra e sul mare, così quando noi non saremo più, quando sarà avvenuto il distacco del corpo e dell' anima, che uniti compongono il nostro essere, certo a noi, che allora non saremo più, non potrà affatto accadere alcunché, nulla potrà colpire i nostri sensi, neppure se la terra si confonderà con il mare e il mare con il cielo. [...] ...ne' più il rimpianto di quelle cose che ti accompagna e resta in te... [...] Volgiti a considerare parimenti come nulla siano state per noi le età dell' eterno tempo trascorse prima che noi nascessimo. Questo e' dunque lo specchio in cui la natura ci presenta il tempo che alfine seguirà la nostra morte. Forse in esso appare qualcosa di orribile, forse si vede qualcosa di triste? Non è uno stato più tranquillo di sonno ? ( Lucrezio, dal De Rerum Natura) ...tanto più che questo mondo e' stato fatto dalla natura, e, da se' spontaneamente a caso urtandosi tra loro i semi della materia dopo essersi accozzati in molti modi alla cieca , a vuoto , invano, alfine si unirono quelli che , combinati insieme d'un tratto, dovevano essere per sempre gli inizi di grandi cose , della terra , del mare e del cielo e delle specie viventi .
( Lucrezio ) Così l' insieme delle cose si rinnova sempre, e i mortali vivono di vicendevoli scambi, si accrescono alcune specie , altre diminuiscono , e in breve tratto si mutano le generazioni degli esseri viventi, e , simili a corridori , si trasmettono la fiaccola della vita.
( Lucrezio) |