e tu che spunti fra la tacita selva in su la rupe nunzio del giorno;
oh dilettose e care mentre ignote mi fur l'erinni e il fato
sembianze agli occhi miei:
già non arride spettacol molle ai disperati affetti.
[...]
Qual fallo mai, qual sì nefando eccesso
macchiommi anzi il natale, onde sì torvo
il ciel mi fosse e di fortuna il volto.
[...]
Ogni più lieto giorno di nostra età primo s'invola.
Sottentra il morbo, la vecchiezza e l'ombra della gelida morte.
(Leopardi, da Ultimo canto di Saffo)