risparmia di profanare le pie mani. Troia mi ha generato
non estraneo a te, e il sangue che vedi non sgorga dal legno.
Oh fuggi terre crudeli, fuggi un avido lido. Son Polidoro.
(Virgilio, Eneide)
NOTA: al tempo della guerra di Troia Polidoro era stato mandato dal padre Priamo, con parte del tesoro della città, nel Chersoneso Tracico presso Polimestore, re della regione. Quando giunse la notizia della caduta di Troia, Polimestore fece uccidere proditoriamente Polidoro per impossessarsi del tesoro. Nel terzo libro dell'Eneide, da cui son riportati i versi sopra, Enea narra di come, giunto nella terra di Polimestore, strappò delle fronde per coprire l'area dell'altare appena eretto; da esse vide colare sangue nero e sentì la voce del giovane principe che gli raccontò la sua tragica fine.
Le fronde altro non erano che il risultato della metamorfosi delle lance con cui il giovane era stato trafitto: il cadavere giaceva lì sotto ma non perfettamente sepolto, sicché l'anima non era entrata nell'Ade. Enea si affrettò a tumulare degnamente Polidoro e ripartì, lasciando per sempre quel luogo maledetto.